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Ex Tenebris

Stefano Lanciotti


L'incenso si consuma lieve liberando un profumo dolce e persistente. Le fiammelle dei ceri ondeggiano cogliendo un refolo di vento, che si infila nella stanza attraverso fessure invisibili. L'uomo al centro del circolo alza le mani senza mai staccare gli occhi dalle pagine consunte dell'antico tomo, che torreggia sul leggio di fronte a lui. Intona un canto in una lingua non fatta per la voce umana. Anche il ritmo sincopato stride, inadatto a essere ascoltato. Ma l'uomo è solo e nessuno può udirlo, il resto del mondo confinato all'esterno.

Attorno a lui si stringe l'ombra, appena dissipata dalla pallida luminosità delle fiammelle che danzano sui ceri, intrecciandosi con il buio e disegnando strane forme sul suo viso. Le pareti, pur così vicine, sono indistinguibili dalle tenebre e la sua voce echeggia come se lo spazio si fosse dilatato al di là delle possibilità fisiche.

L'oscurità d'un tratto sembra addensarsi alle sue spalle, ma l'uomo è troppo assorto nel rituale. I suoi occhi sono intenti a seguire i contorti segni tracciati sulle pagine ingiallite, le sue orecchie immerse nell'ascolto della nenia che va salmodiando. Il grumo di ombra si infittisce e comincia a prendere forma, incombendo lentamente su di lui.

La tenue luminosità dei ceri tremola, come a contatto di un'improvvisa corrente gelida. L'oscurità si fa più fitta, assorbendo ogni singolo raggio di luce, come nutrendosene e traendone forza maligna. L'uomo ha l'improvvisa percezione di quello che sta accadendo e sgrana gli occhi, tentando di impedire al rituale di perdere forza. Esso costituisce l'unica barriera che può tenere l'ombra fuori dal cerchio. Una volta spezzato, ogni altra cosa risulterebbe inutile.

Una pressione della quale è acutamente conscio sta costringendo la luce all'interno dal circolo e ne minaccia l'integrità. Gocce di sudore imperlano la sua fronte, mentre impegna ogni briciolo di forza nel rimanere immobile.

Un improvviso colpo di vento, giunto da chissà dove, afferra la pagina consunta dove è tracciato il rituale, girandola con beffarda lentezza davanti a lui. Gli occhi dell'uomo si spalancano per il terrore e la sua voce si incrina. Per un singolo istante la stanza viene avvolta da un silenzio sepolcrale.

E tanto basta.

CAPITOLO PRIMO

Thomas Travers parcheggiò la sua auto di fronte a una bella villetta circondata da un giardino molto curato, dalle parti di Georgia Avenue, nella zona residenziale a nord di Washington D.C. Era un uomo sulla quarantina, dall’aria un po’ trasandata. I capelli brizzolati, ormai più grigi che neri, avevano bisogno di essere tagliati e le borse sotto gli occhi non miglioravano il suo volto pallido e scavato. I vestiti che indossava erano spiegazzati e davano l’impressione che li avesse indossati anche il giorno precedente.

C'erano solo un paio di auto della polizia parcheggiate davanti alla villetta, a testimonianza del fatto che ormai il grosso delle rilevazioni era stato fatto. Anche i curiosi erano già andati via. Tutto nella norma: come criminologo, lui in genere arrivava sulla scena del delitto per ultimo.

Si chinò per superare la fascia gialla con su scritto "POLICE LINE - DO NOT CROSS" e fece un cenno col capo al poliziotto di guardia. O'Brian - così gli pareva si chiamasse - si sfiorò il cappello in un abbozzo di saluto militare.

«L'ispettore Bennett è dentro?», chiese, dando una prima occhiata all'ingresso. Il poliziotto annuì.

La casa si presentava piuttosto ben arredata e tenuta. Famiglia borghese. Lo colpì l’insolita quantità di libri. Ce n'erano centinaia, allineati su librerie e scaffali. Si fermò a dare un'occhiata a qualche dorso di copertina. A differenza dei poliziotti, un criminologo, soprattutto se come lui specializzato in occultismo, considera sempre illuminante sapere cosa leggono le vittime.

Economia, antropologia, sociologia, storia… Di tutto. Afferrò un libro a caso e lo aprì. Lo ripose di lì a poco, quando vide Adrian Bennett fare capolino nella stanza. Il suo volto tondo era più pallido del solito e sull'ampia stempiatura luccicava qualche goccia di sudore. L'ispettore si diresse verso di lui, caracollando sulle gambette corte che sembravano mettere in crisi l'equilibrio del busto, dominato dallo stomaco imponente.

«Ti ringrazio per essere venuto», gli disse stringendogli la mano. Poi soggiunse, in evidente imbarazzo: «Ho saputo che… insomma, mi dispiace molto, se c’è qualcosa che posso fare per…».

Le notizie non viaggiavano veloci solo nelle piccole città, a quanto pareva. Quella della sua separazione dalla moglie Kathrin, avvenuta quella stessa mattina, aveva già cominciato a girare nell’ambiente. Non che giungesse inaspettata: dalla morte di loro figlia Aileen, un fagottino di appena qualche chilo portato via l’anno precedente da un male più grande di lei, il dolore aveva scavato un cratere nel suo petto e una trincea tra di loro. Si era detto mille volte che avrebbero potuto ricostruire il loro rapporto, invece tutto era andato in frantumi e lui era ancora alla ricerca di un modo per rimettere insieme i pezzi della sua vita.

«Sì, sì… grazie mille», tagliò corto. I suoi problemi dovevano rimanere fuori dal lavoro, se solo fosse stato possibile, anche se era più facile a dirsi che a farsi. «Dov'è stato trovato il cadavere?»

«Nello studio, seguimi». Si avviò lungo il corridoio e si fermò all'altezza di una pesante porta di legno massiccio.

Tom lo raggiunse e si affacciò. Lo studio era molto diverso dal resto della casa e sembrava in qualche modo l'ambiente più vissuto. C'era una grande scrivania coperta di carte e di libri e due librerie colme all'inverosimile. Ma quello che lo colpì era lo spazio al centro della stanza, ottenuto probabilmente spostando di lato la scrivania. A terra c'era disegnata la sagoma del corpo ormai asportato, ma la scena era ben più complessa.

Accanto alle poche linee, che descrivevano la posizione dove era stato trovato il cadavere di Blake, c'era tracciato un circolo del diametro approssimativo di un paio di metri. All'interno del circolo era stata disegnata una stella a cinque punte, ai cui vertici erano stati posti dei tozzi ceri color fuliggine, un paio dei quali ora giacevano rovesciati di fianco. Un forte profumo di incenso proveniva da un braciere ormai spento.

Tra l'entrata e il circolo era stato posto un pesante leggio di legno massiccio, completamente ricoperto di una fitta ragnatela di simboli. Il piano del leggio era vuoto.

«A parte la rilevazione delle impronte e l'asportazione del corpo, tutto è rimasto come era», gli disse Bennett.

L'ispettore prese una cartellina appoggiata su un ripiano e gliela porse. Conteneva dei fogli con i primi risultati dei rilievi effettuati e alcune foto. Tom cominciò a studiare le immagini. Il cadavere di Blake era stato trovato riverso a terra a faccia in giù, le braccia erano allargate e le sue mani sembravano artigliare il pavimento, quasi avesse voluto scavare con le unghie la fuga dalla morte. La foto successiva era un primo piano del volto: Blake aveva gli occhi spalancati e un'espressione di terrore scavata nei lineamenti.

«Cristo!», si lasciò sfuggire. «Siete sicuri che non ci fosse nessun altro dentro lo studio?»

«Porta sbarrata dall'interno. Abbiamo dovuto sfondarla per entrare». Adrian indicò un pesante chiavistello rotto. «E comunque non è stata trovata alcuna impronta che non fosse di Blake».

«Causa della morte?»

«Sono in attesa dei risultati dell'autopsia, ma dai primi rilievi pare che il sangue dell'uomo fosse denso come resina».

«Avete capito cosa ha provocato l'addensamento del sangue?». Tom sfilò una lente di ingrandimento dalla tasca e cominciò a osservare con cura le immagini. «È la prima volta che sento parlare di un fenomeno del genere».

«Anche il nostro coroner, se ti può consolare». Adrian Bennett scosse la testa. «Siamo ancora in attesa dei risultati dell'autopsia. Pare che il sangue sia entrato in ebollizione provocando la sua coagulazione immediata, ma come puoi notare il corpo non è stato esposto ad alcuna fonte di calore. La pelle è intatta e non ustionata».

Tom diede una rapida occhiata ai risultati dei rilievi. Poi si avvicinò al cerchio tracciato a terra, non prima di essersi infilato un paio di guanti in lattice.

«Un pentacolo», disse quasi a se stesso. «Sembrerebbe un rituale di evocazione».

«Sul leggio non c'era nulla?», chiese poi, piazzandosi al centro del circolo, per tentare di ricostruire la posizione di Blake.

«No, niente. Perché?»

«Mmm…». Tom continuò a guardarsi intorno, perplesso. «Sembra che Blake fosse intento in un rituale di evocazione. Vedi, il cerchio con la stella a cinque punte, chiamato pentacolo, forma una sorta di barriera. Tiene all'esterno l'essere evocato e impedisce che esso si ribelli all'evocatore e lo aggredisca».

«E tu credi veramente che…».

«Adrian, non ti sto dicendo che qui dentro sia avvenuta veramente un'evocazione. Diciamo che ci sono tutti gli elementi per così dire "classici" di un rituale di questo tipo». Un attimo di sospensione. «Tutti… tranne uno».

«Quale?»

«Il libro. A cosa serve un leggio posto davanti a un Circolo, se non a sostenere il libro con le formule?»

«Questo farebbe pensare che non fosse solo nello studio e che qualcuno l'abbia sottratto. Però sarebbe l'unico indizio in questo senso: i rilievi finora sembrano indicare il contrario».

«Non lo metto in dubbio. Tu hai chiesto il mio parere e io te lo sto dando. Sta a te trarre le conclusioni finali».

Uscì dal circolo e cominciò a dare un'occhiata ai testi sugli scaffali. Qui la selezione era decisamente diversa. Trattati di Cabala, Demonologia, Magia Nera in edizioni antiche e moderne e in almeno cinque lingue diverse. Ne sfogliò alcuni. Su diversi retrocopertina c'era stampigliata la scritta "Rose's Antique Books", seguita da un indirizzo di Georgetown.

Gli cadde lo sguardo sul tavolino. Un diario aperto e spostato di lato.

«Hai già dato un'occhiata a questo?», chiese prendendolo in mano.

«Credo sia pane per i tuoi denti. A parte qualche pagina qua e là, sembra scritto in una lingua che non ho mai visto».

In effetti la parte centrale del diario era scritta in una lingua strana, che non assomigliava a nessuna che avesse mai visto prima. C'erano due parole che l'aprivano, quasi fossero un titolo.

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Ex Tenebris

Stefano Lanciotti

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Leggi l'anteprima

Nocturnia.

Un mondo dove il Potere Oscuro ha eclissato il sole e tre Confraternite magiche si combattono in una guerra senza tregua. Un mondo lontanissimo dal nostro, eppure solo un Varco la divide dalla Terra, dove il mago Lynerus ha portato in salvo l'ultima erede della dinastia regnante e i Sigilli, i tre grimori che contengono il Sapere Perduto.

Thomas Travers, un collaboratore della polizia di Washington D.C., indagando su un bizzarro delitto incrocia la sua strada con quella di Diana, una ragazza fragile nella quale il potere magico sta crescendo come un cancro maligno. Per salvarla e permetterle di reclamare il trono di Nocturnia, dovrà affrontare esseri che non sono di questo mondo e che provengono da oltre il Varco.

Dalle tenebre.

L'autore

lanciotti

Stefano Lanciotti nasce nel 1967 e già a dieci anni scrive la sua prima opera, un libro di fantascienza "edito" su un quaderno delle medie.
Pur coltivando la scrittura come passione, si laurea in Ingegneria Elettronica e lavora nel campo dell'informatica e della sicurezza. Ama da sempre lo sport e tuttora pratica la scherma a livelli agonistici con lusinghieri risultati.
Nel 2012 scopre il self-publishing e diventa un caso letterario, vendendo migliaia di copie, tra thriller e fantasy. Con Newton Compton poi ripubblica nel 2013 il suo primo thriller con il titolo “Israel - Operazione Tel Aviv” e nel 2014 la trilogia completa dell'agente Sara Kohn, composta da “Israel”, “Nemesis” e “Hydra”.
La saga fantasy ambientata a Nocturnia è giunta al sesto e conclusivo romanzo nel 2015. Con oltre 100.000 download gratuiti del primo romanzo, “Ex Tenebris”, e oltre 25.000 copie vendute degli altri cinque, è una delle autoproduzioni di maggior successo in Italia.
Nel 2016 pubblica “Il Libro delle Ombre”, un crossover tra il fantasy classico e urban fantasy, ottenendo subito un grande successo in termini di critiche e di vendite. Il secondo capitolo della nuova saga, “La Soglia degli Abissi” è stato pubblicato nella primavera del 2017, mentre il terzo e ultimo, "Il Grimorio Nero", è previsto per il 2018.

Il suo sito web

Perché l'abbiamo scelto

Stefano Lanciotti ci trascina fin dalle prime pagine nel suo mondo oscuro, all'interno di una storia le cui trame insidiose sono rette da uno stile narrativo piacevole, leggero e funzionale. I personaggi, tanti, sono ben caratterizzati e i dialoghi maturi.

Ex Tenebris è un romanzo che si legge quasi tutto d'un fiato e che tiene davvero inchiodati alle pagine, grazie ad una trama dinamica e ricca di spunti, trovate e cambi di marcia. Sicuramente un buon fantasy che riesce ad essere originale senza cadere eccessivamente nella trappola del cliché di genere.