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Comunque colpevole

Francesco Zampa

Capitolo 1

L’uomo era seduto sul primo dei due gradini dell’ingresso di casa. Aveva le braccia distese e appoggiate con i gomiti sulle ginocchia, e guardava un punto indefinito davanti a sé, immerso nel buio e nel silenzio della notte. Si voltò adagio, infilò l’indice sulla bottiglia di vodka accanto a lui, la piegò appena di lato. La testa seguì il movimento. C’era ancora qualcosa. La impugnò, chiuse gli occhi e bevve fino a scolarla del tutto. Rimase attaccato ancora un po’, la abbassò. Chinò il capo. Respirava dal naso con ritmo appena accelerato. All’improvviso si fermò, alzò lo sguardo. Sollevò la bottiglia e la frantumò sull’angolo dello scalino. A fatica si mise in piedi. Si appoggiò alla colonna, riprese equilibrio. La porta era ancora aperta, come l’aveva lasciata lui poco prima. Il fascio di luce dall’interno lo costrinse a socchiudere le palpebre, ma conosceva bene la strada. Lei era a terra, sembrava priva di sensi. Di certo l’aveva colpita molto forte. La guardò. L’aveva amata, sì. L’aveva amata tanto, e non aveva mai capito perché avesse voluto lasciarlo.

L’uomo strisciò i piedi per scansare i cocci, inciampò in malo modo sulla sedia rovesciata. Si concentrò, strinse la mascella, mosse un altro passo ma non riusciva ad andare dritto. Cercò l’appoggio sul tavolo di legno massiccio, trovò solo la tovaglia. La afferrò nel tentativo di sorreggersi, tirò forte. Le stoviglie rovinarono a terra insieme alla cena ormai fredda.

Lei piegò appena la testa, rivelando un grosso livido sullo zigomo affossato. Un rivolo di sangue le scendeva dal lato della bocca. La aprì piano, con la lingua si sfiorò le labbra tumefatte. Mosse le gambe quasi con cautela, allargò le braccia, tastò il pavimento. Si girò su un fianco, appoggiò la coscia con il collant strappato su alcune schegge e gemette con un filo di fiato. Con le dita si sfiorò la tempia e, al tocco, strinse gli occhi. Ebbe un pensiero improvviso, li aprì di scatto, ruotò le pupille finché lo vide davanti a sé. Con uno sforzo imperativo si mise carponi e scattò in avanti. I cocci le martoriarono i palmi delle mani e le ginocchia. Lacrime amare solcavano le guance miste a sangue, muco e mascara. Si mise in piedi a fatica. La costosa balza del vestito griffato agganciò lo spigolo della spalliera di una sedia e, insieme, rovinarono di nuovo a terra. Sentì una fitta fortissima al basso ventre, controllò. Una grossa scheggia di ceramica lucida e dipinta era infilata a metà, e già si contornava di rosso scuro. Spinse sulle braccia più che poté, ma un peso sulla schiena le impedì di muoversi. Lui le aveva messo il ginocchio sulla schiena. Quando la sentì piangere, aumentò la pressione.

«Zitta.» Chiuse gli occhi, si abbassò. «Zitta.» Allargò il braccio e tastò il pavimento intorno con cautela. Sentì i cocci, ne valutò le dimensioni e scelse il più grosso. Lo avvicinò al viso di lei e le rigò la guancia. Una scia di sangue marcò il doloroso tragitto fino all’occhio. «Zitta.» Le mise l’altra mano attorno alla bocca e strinse sempre più. Per un attimo, lei riuscì ad aprire la bocca e ad affondare i denti tra il pollice e l’indice di lui. Lui serrò la mascella, allargò gli occhi, prese fiato a ritmo forzato e strinse ancor più la presa, incurante del rivolo di sangue che si era formato. Le puntò il coccio tagliente alla gola, la graffiò più volte, trovò sulla pelle la resistenza che cercava, concentrò la forza su tutti i muscoli e dette una potente spinta. La pelle vellutata ed elastica di lei, ammorbidita per anni dalle migliori creme, resistette solo un secondo. Il filo tagliente creò una cunetta, la squarciò e affondò fino a troncare la carotide. Il sangue zampillò vitale e ribelle. Lui lasciò la presa, si alzò, la guardò.

Lei portò la mano alla gola cercando di togliere la lama impropria quasi con delicatezza, nel paradossale ma istintivo tentativo di non farsi male. Urlava con un filo di fiato. Lui le sferrò un calcio alla mano e subito dopo un altro alla testa, poi sollevò il piede e spinse il coccio a tutta forza. L’ultimo sottile miagolio di lei si spense un attimo prima che gli occhi si chiudessero per sempre. Quando il sangue defluì copioso, fece dei passettini all’indietro e andò verso l’uscita.

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Dittico sulla violenza di genere

Francesco Zampa

Dittico sulla violenza di genere
Leggi l'anteprima

Il cofanetto raccoglie gli episodi VII e VIII della collana "I racconti della riviera", incentrati sulla violenza di genere. L'autore dà una visione asimmetrica nelle due storie, dove le protagoniste, Vittoria e Sanchita, subiscono violenza in maniera diversa, ma sempre perché donne. Il protagonista è il maresciallo Maggio, e la riviera è quella ammiccante e pericolosa della Romagna, a Rimini Nord, esattamente nell'accogliente Viserba.


Comunque colpevole (ep. VII)

Vittoria Reale è bella, anzi, è bellissima. E sexy, molto sexy. Non c’è uomo che non cada succube delle sue grazie. A nessuno interessa il suo carattere difficile né tantomeno i suoi costosissimi vizi. Tutti sognano di averla almeno per una notte. Ed è bella anche ora che giace a terra priva di vita e in un lago di sangue, piena di lividi e con la gola squarciata. Il suo nuovo compagno per primo, il suo ex-marito in manette accanto a lei, e uno stuolo di ammiratori più o meno segreti, nessuno sopporta il vuoto incolmabile lasciato.

È un caso apparentemente semplice per il maresciallo Maggio, appena calato nella rassicurante routine del suo nuovo incarico; anzi, è già risolto, con l’ex sporco di sangue e già arrestato. Però, due ufficiali del Reparto Antimafia di Bologna piombano la notte stessa del femminicidio per controllare che tutto sia fatto per bene perché il comandante, il generale Cantamessa, non vuole fare brutte figure. “Ma non siamo più capaci noi?” Pensano impotenti i colleghi a Rimini, mentre Maggio stesso è allontanato dall’indagine con un maldestro espediente. E allora, lui ci vuole vedere chiaro più di tutti, e quando la procuratrice Senzaterra lo vuole accanto a sé, inizia a scavare a dispetto di ogni ostacolo, fino a scoprire molte realtà inconfessabili.

Una storia tutta al femminile quella del nuovo episodio, il settimo, dei Racconti della Riviera, a partire dalla sorprendente Vittoria, la vittima, alla risoluta procuratrice Senzaterra e alla sua collega-rivale Stante, all’enigmatica Clara, per tacere dell’onnipresente compagna Sandra e della intuitiva psicoterapeuta Cristina. Il maresciallo Maggio si trova compreso in un universo femminile in cui gli uomini, anche gli assassini, sembra siano guidati dalle donne, e riescano a sfuggire a questa imposizione solo con la violenza.

Ma lui, naturalmente, non è affatto d’accordo.


Difesa illegittima (ep. VIII)

Sanchita è bella, indipendente e non sembra le manchi nulla. Però, una sera, uccide il marito Sauro con una precisa coltellata, chiama i carabinieri, confessa e non parla più, neanche con i suoi difensori d’ufficio. Per l’opinione pubblica e il procuratore D’Abbraccio è una condanna esemplare per un delitto orribile di una straniera approfittatrice. Mentre la sua avvocata Sandra non capisce perché non voglia difendersi e scava nel suo passato, Maggio scorge una crepa impercettibile che conduce fino al suo collega. E allora si mette a cercare, solo contro tutti, dove non ci sarebbe niente da cercare, e trova quello che non avrebbe mai voluto trovare. È una violenza di genere rovesciata il tema di questo prequel, che si colloca tra il III e il IV episodio della saga, ed è qui che Maggio incontra Sandra per la prima volta.

L'autore

zampa

Francesco Zampa è nato ad Assisi nel 1964. È cresciuto con letture bonelliane, i noir, i western di John Ford e la fantascienza classica per passare poi, tra gli altri, a Michael Crichton, John Grisham, Tom Clancy, Frederick Forsyth e Stephen King. Il suo film cult è "Ben-Hur", il libro "Moby Dick".
Autore indipendente dal 2012, ha pubblicato quindici titoli (di cui tre tradotti in tre lingue) di diverso genere con il proprio marchio, Zipporo Direct Publishing, nei quali ama affrontare grandi argomenti come il condizionamento mediatico e lo strapotere economico e politico.
Alla fine del 2013 è il primo iscritto alla prima conferenza a Senigallia sul selfpublishing. Nel 2014 organizza un pioneristico convegno sull’argomento grazie anche alla collaborazione e alla disponibilità del personale della biblioteca di Todi.
A gennaio 2017, Doppio omicidio per il maresciallo Maggio esce in abbinamento con il Corriere dell’Umbria per l'intero mese. È di marzo 2018 la partecipazione a Trame, il I festival nazionale del giallo di Assisi; a settembre e ottobre è presente con uno stand e due eventi, di cui uno incentrato sull’autoeditoria, a Umbria Libri 2018 e inizia la distribuzione in selezionate librerie umbre.
Sulla vetrina di Extravergine d'autore è l'autore più presente con cinque titoli.

Il suo sito web


Perché l'abbiamo scelto

Francesco Zampa non si smentisce neppure in questi nuovi capitoli della saga che vede protagonista il maresciallo Maggio, un personaggio che, come abbiamo già detto, ha ormai una profondità e una complessità comparabile a quella dei "colleghi" più famosi.

Le narrazioni di Zampa si distinguono sempre per la veridicità, figlia dell'esperienza dell'autore, con il risultato che il lettore viene totalmente avvolto dalla vicenda e dai suoi risvolti, anche quando sono più "tecnici"

Brillante poi l'idea di confezionare questi due volumi, che trattano entrambi un tema molto sentito e tristemente attuale, in un unico cofanetto, ennesima dismostrazione di professionalità di un autoeditore che merita tanto credito.