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Mariotta la quarta bambina

Nadia Bertolani

Prologo

Percorro il viale di ghiaia e vado verso di lei.
Non faccio rumore.
Quando la raggiungo nella sua zona d’ombra le chiedo:
"Ma non sei dunque caduta dalla Torre?"
Lei non mi risponde perché è solo un’immagine riflessa in un grande specchio.

e Ritornello

Trottano, trotterellano le tre bambine.
La quarta è quella che non ricorda.
Trottano, trotterellano.
E credono di conoscere la meta.

Svegliarsi

Giovedì, 9 novembre 1990. Sono le ore 7.00

Apro gli occhi. Emergo dai sotterranei del buio.

Il sollievo è grande perchéquesta notte Mariotta non mi ha fatto visita.

Mariotta è il mio incubo tridimensionale e feroce che mi fa gridare al risveglio e mi ricopre il corpo di un sudore freddo. Mariotta è il mio sogno inconfessabile che mi raggiunge da chissà quali pertugi segreti dell’infanzia.

Questa notte però non si è presentato all’appello e ha lasciato il posto ad altri inganni più benevoli.

"Ho sognato Rimpianto", dico a voce alta rimanendo sdraiata senza controllare che sia sveglio anche lui.

Ci separa la distanza dei nostri due letti singoli: da quando siamo venuti ad abitare nel nostro appartamento parigino, arredato di tutto punto, abbellito da boiseries di stucco bianco ma privo di un letto matrimoniale, dormiamo su letti separati.

E per fingere che dopo tutto non ci sia niente di strano ci scherziamo sopra.

"Abbiamo letti separati come le coppie dei film hollywoodiani", gli ho detto una sera che lui mi guardava perplesso.

"Letti rigorosamente singoli", ha sospirato lui.

Da allora li chiamiamo letti dissociati e non ci è mai venuto in mente di accostarli l’uno all’altro. Siamo troppo pigri.

Rimango sotto le coperte: non mi va di sollevarle, di piegare le gambe e di mandare in avanscoperta i piedi nudi alla ricerca delle pantofole.

La pioggia che mi ha svegliato picchiando a tamburo contro le imposte ha intanto perso la sua forza violenta, è diventata solo un fruscio, e dalle fessure dei battenti la luce arriva lenta come un fiato debole.

"Questa notte ho sognato Rimpianto", gli ripeto. E lo guardo.

Si gira verso di me e, con la voce ancora impastata di sonno, mi chiede:

"Ah sì? E cosa faceva?".

"Cosa ti aspetti che faccia un gatto?"

"Mah, dipende… C’è gatto e gatto… Ce n’era uno con gli stivali che non faceva altro che correre… E ce n’era un altro che sorrideva e poi spariva… Il tuo, anzi il nostro Rimpianto, cosa faceva? Faceva il sonnambulo come te?"

Per un attimo sento freddo e vorrei dirgli "Abbracciami!"

Invece "E’ successo anche stanotte?" gli chiedo sperando che mi dica di no.

Ma lui conferma: "Sì, mi hai svegliato".

"Sempre lo stesso?"

"Sempre lo stesso: hai aperto e chiuso la porta del bagno con la chiave. Come al solito", mi risponde tranquillo come se volesse proteggermi dalla mia stessa paura. Poi torna a chiedermi con uno sbadiglio:

"Allora? Cosa faceva Rimpianto?".

"Miagolava."

"Oh, be’, tutto qui?"

Sembra deluso. Si aspetta sempre molto da me, di giorno e di notte.

"Ci pensi mai a lui?" gli chiedo.

"Certo," mi risponde voltandomi la schiena, "ma penso che stia meglio di me."

"Che voce che hai! Ti sei preso il raffreddore!"

Non mi risponde. Sa dove voglio andare a parare.

Si mette a sedere, un potente starnuto, uno sguardo obliquo.

"Che ore sono?" mi chiede perplesso. La velocità o la lentezza che il tempo - questo despota bizzarro e imprevedibile - sceglie nel suo percorso, gli provoca sempre una genuina meraviglia.

"Le sette,credo…"

L’orologio a sveglia che tengo sul mio comodino me lo conferma dopo che gli ho dato un’occhiata svogliata.

"Allora vestiamoci, su, o perderemo l’aereo", mi incita con energia. E torna a coricarsi di nuovo infischiandosene dell’incoerenza.

"E Rimpianto?"

"Rimpianto era un gatto, non è più un gatto e non è più un rimpianto", mi dice.

"Però tu, tu ogni tanto…"

"Cosa?"

"Tu ogni tanto ci pensi."

"Al gatto?"

Solleva la testa arruffata e mi guarda preoccupato.

"No, al rimpianto."

"Il rimpianto è cosa da vecchi e io non sono vecchio! Non del tutto. Non come pensi tu!" dice, e appoggia di nuovo la testa sulla morbidezza del cuscino.

"Se tu avessi dei figli, ti accompagnerebbero loro a ricevere il tuo premio e sarebbero una compagnia più piacevole di me."

"E lo farebbero volentieri? Non credo. Alzati, sii buona, alzati e fammi il caffè."

"Neppure io ti accompagno volentieri! E poi oggi tocca a te preparare la colazione."

Eccolo qui il momento più terribile del giorno: cerco di non guardarlo mentre si siede sulla sponda del letto e rimane fermo per un po’, come in attesa di qualcosa, come se volesse raccogliere le forze per mettersi dritto in piedi. E’ invecchiato, ma sembra non saperlo. Ha il cuore affaticato, ma si rifiuta di accettarlo. Aspetterò che vada in bagno per alzarmi a mia volta: non voglio vederlo. Solo quando uscirà rinnovato dalla doccia, solo allora potremo fronteggiarci in cucina con le tazze del caffè bollente nelle mani e un sorriso di incoraggiamento reciproco.

esci

Mariotta la quarta bambina

Nadia Bertolani

mariotta la quarta bambina
Leggi l'anteprima

Fiammetta ha perduto i ricordi dell'infanzia ed è afflitta da un incubo ricorrente dal quale né il dottor Baum né il marito Nicola sanno liberarla.

Scrittore di favole, arguto e comprensivo, Nicola la convince a tornare nella sua città natale con il pretesto di un Premio Letterario alla carriera. Nell'arco di tre giornate, l'ultima delle quali una caldissima e onirica Estate di San Martino, Fiammetta ha un drammatico incontro con Riccardo, un amore dei tempi dell'Università, e recupera parzialmente la memoria: affiorano dal passato le bambine Elisa, Giovanna e Mariotta, il linguaggio cifrato del "PA" , la Torre del Castello sempre chiusa a chiave, il bambino nano e la donna nera.

In un gioco pericoloso in cui realtà e fantasia si scambiano le parti, Fiammetta ritroverà se stessa. Forse.

L'autrice

bertolani

Nadia Bertolani, nata a Mantova, vive in provincia di Parma. Ha insegnato Lettere nell’Istituto d’Arte di Parma e ha pubblicato interventi e recensioni in cataloghi d’arte e in pubblicazioni di poesie.
Nel 2002 ha pubblicato il suo primo romanzo L’uccellino di Maeterlinck, Tre Lune edizioni.
Sul sito ilmiolibro.it sono presenti i romanzi Di pietra e di luna, 2011, Brumby, l’orizzonte degli eventi, 2012, Mariotta, la quarta bambina 2015 e Perdersi, 2019.
Vincitrice della Seconda Edizione del Concorso “La Parola alle Donne” con il racconto “Toccata e fuga”, terza classificata alla Decima Edizione del Premio “Il Delfino” con “Oroscopi nella notte e un mucchietto di sabbia”, è stata segnalata al Concorso “Guido Gozzano” per “Il Bar del Porto e la fatamorgana”.

Il suo sito web


Perché l'abbiamo scelto

indiebook

Romanzo vincitore del concorso "Indiebook Go 2016"

Mariotta la quarta bambina è un romanzo completo, maturo e profondo, scritto da una penna colta e preparata quale dimostra essere quella di Nadia Bertolani.

Una storia che fa della semplicità la sua forza, dell'intimità il suo cuore, di un'ombra misteriosa un motore discreto ma potentissimo.

Personaggi veri, emozionali, e parole mai scritte per riempire pagine, concludono il ritratto di un romanzo che merita di essere letto.